Non esiste documentazione sulle origini o sul primo proprietario della Nascita di Venere, che come Pallade e il Centauro era dipinta su tela, supporto molto insolito per l’epoca.
Già alla metà del Cinquecento Vasari lo cita, insieme alla Primavera, nella villa suburbana di Castello, già proprietà di Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici (morto nel 1498) e del fratello Lorenczo (morto nel 1503). non è più accettata l’opinione tradizionale che le due allegorie più famose di Botticelli facessero parte della stessa serie, anche considerando che le dimensioni e le tecniche dei dipinti sono diverse, è probabile che la Venere, a differenza della Primavera, fosse appesa fin dall’inizio nel paese villa dei due cugini del Magnifico, essendo stata commissionata da uno dei due fratelli.
Il titolo con cui il dipinto è universalmente noto risale al secolo scorso, e si basa su una errata interpretazione del soggetto come Venere Anadiomene (“che nasce dal mare”), soggetto reso celebre dal pittore Apelle nell’antichità. Sandro Botticelli, infatti, ispirandosi alla Metamorfosi di Ovidio e forse ai versi dell’amico Poliziano, sta narrando un episodio diverso dalla leggenda della Dea: il suo arrivo all’isola di Citera o forse a Cipro. Contro un paesaggio marino reso con sintesi e astrazione quasi metafisiche, Venere si erge nuda su un’enorme conchiglia, spinta verso riva dalle onde del mare, aiutata dal soffio dei venti Zefiro e Aura, che si abbracciano dolcemente mentre le rose cadono dal cielo .
Viene accolta da una ragazza che indossa un mantello di seta ricamato con margherite e altri fiori, probabilmente una delle Hora, meno probabilmente una delle Tre Grazie.
Mentre le due figure a sinistra possono essere tratte dalla celebre Tazza Farnese, ora al Museo Archeologico di Napoli ma poi nella collezione di gemme di Lorenzo il Magnifico, la posa della figura principale è ispirata al tipo scultoreo antico, la Venere Casta, noto fin dal medioevo.
Indipendentemente dal suo significato quest’opera, come la Primavera, è rappresentativa della fase più serena e aggraziata dell’arte di Botticelli, chiaramente legata all’atmosfera neoplatonica dell’età di Lorenzo.
Ancora una volta, complesse idee filosofiche stanno dietro al significato della fusione di Spirito e Materia, il matrimonio armonioso di Idea e Natura, come spiegato da Ernst Gombrich. Invece dei colori brillanti e solidi usati per la Primavera, è dipinto con una miscela di tuorlo d’uovo diluito e tempera leggera.
Dandole una trasparenza straordinaria simile a quella di un affresco. La perfetta bellezza della Venere di Botticelli è un’icona del tempo.