Uno dei punti focali di qualsiasi tour del Vaticano in Italia è una passeggiata attraverso la Galleria degli Arazzi, una collezione di alcuni dei tappeti decorati più raffinati del mondo raffiguranti scene della Sacra Bibbia con dettagli netti e vividi in colori vibranti e luminosi. In parte opera d’arte, in parte pezzo funzionale, gli arazzi sono saliti alla ribalta nel 14° secolo sia come un modo per decorare una stanza che per tenerla in guardia.
Tessuti di seta, lana e persino filo d’oro, gli arazzi intrappolavano il calore nella stanza offrendo ai suoi occupanti un’abbagliante esposizione di arte e ornamenti. Popolari in tutta Italia, gli arazzi erano un modo pratico e stravagante per decorare e isolare la propria ridotta o palazzo in pietra.
Situata tra la Galleria dei Candelabri e la Galleria delle Carte Geografiche, la Galleria degli Arazzi si estende per 245 metri con quadri appesi che affiancano i visitatori su ogni lato. Entrando, sulla parete sinistra si noterà una serie di arazzi commissionati da papa Clemente VII a Raffaello.
Questi sono chiamati “cartoni animati” che venivano poi realizzati in Belgio sulla base delle indicazioni del maestro Raffaello stesso. Sul lato destro della sala, i visitatori troveranno una serie di arazzi raffiguranti il pontificato di Urbano VIII.
La Galleria degli Arazzi è nata in gran parte dalle ambizioni di Leone X di aggiungere al lavoro precedente di altri papi.
Con il completamento della Cappella Sistina nel 1512 da parte di Michelangelo, quasi tutti i servizi importanti e pittorici della struttura erano già coperti dall’arte; quindi gli arazzi erano sia una soluzione conveniente che una necessità per Leone X se voleva aggiungere la propria eredità al già imponente e magnifico edificio.
Per aiutarlo a lasciare il segno, Leone X incaricò Raffaello, allora all’inizio della sua carriera, di creare dieci disegni per dodici arazzi per le pareti inferiori della cappella.
Realizzati a Bruges nella fabbrica di Pieter van Aelst, furono esposti per la prima volta il giorno di Santo Stefano, il 26 dicembre 1519, esattamente un anno prima della morte dell’artista stesso.
Creato dai disegni a fumetti su larga scala completati da Raffaello, l’artigianato e il tempo necessari per tradurlo in un arazzo da parete spiegano gran parte del ritardo.
Si ricorda ai visitatori che, pur nella loro magnificenza nella Galleria degli Arazzi, non sono stati originariamente progettati per quel luogo, ma piuttosto per le pareti inferiori della cappella, in un cenno al loro simbolismo liturgico, religioso e al significato nella tradizione liturgica vaticana.
Altre curiosità e informazioni sull’argomento seguiranno nel secondo articolo relativo al tema di: Gli Arazzi del Vaticano.